Piccole società, soci sotto tiro. Come difendersi dal fisco
Autori: Primo Ceppellini e Roberto Lugano
Testata: “Il Sole 24 Ore”
Gli accertamenti alle società che presentano una ridotta compagine sociale si sono da tempo evoluti verso un duplice esito: alla contestazione di un maggior reddito alla società fa seguito in modo pressoché automatico l’imputazione di dividendi “figurativi” ai soci. La giurisprudenza si è espressa molte volte sul punto, giungendo allo sviluppo di un filone dominante di sentenze che, nei fatti, confermano le ipotesi avanzate dagli uffici accertatori. In sostanza, se viene dimostrato che la società non ha dichiarato ricavi, il fatto che la cerchia sociale sia estremamente ristretta (pochi soci, in molti casi familiari o affini) fa presumere che il maggior reddito sia stato anche “ripartito” tra le persone fisiche. Ci sono però due aspetti che possono mitigare queste considerazioni…
La presunzione di distribuzione ai soci dei maggiori redditi accertati alla società a base ristretta è stata oggetto di una presa di posizione della Associazione italiana dottori commercialisti, contenuta nella norma di comportamento 198/2017. Tre gli aspetti trattati: le ipotesi che legittimano la presunzione; i casi in cui la presunzione non può operare; la quantificazione del reddito in capo ai soci.
Perché sia legittimo l’accertamento in capo ai soci occorre che il maggior reddito ricostruito in capo alla società implichi una comprovata esistenza di corrispondenti disponibilità finanziarie occulte. Ci sono due fattispecie in cui questa condizione si verifica, e sono quelle che riguardano la presenza di ricavi non dichiarati (corrispettivi in nero) e la presenza di costi fittizi (che, come tali, hanno consentito lo storno di ricchezza dalla società e la costituzione di una provvista in nero nella diponibilità dei soci). In questo caso l’accertamento, che si basa su una semplice presunzione, rileva maggiori redditi che non sono più nella disponibilità della società, e che quindi possono essere considerati come distribuiti ai soci che della società hanno il controllo.
Quando i maggiori redditi contestati alla società derivano da elementi figurativi, non suscettibili di generare disponibilità finanziaria, l’imputazione di utili ai soci perde senso dal punto di vista logico…