Contributo Covid a fondo perduto: calcoli complicati dal fatturato

Autori: Primo Ceppellini e Roberto Lugano
Testata: Il Sole 24 Ore

Nel contributo alle piccole imprese, a cui il Dl Rilancio (Dl 34/2020) destina 6,2 miliardi di euro, si sostanzia il sostegno ai soggetti colpiti economicamente dal coronavirus previsto dal Dl Rilancio (il 34/2020). Si tratta concettualmente di una indennità (non è una misura strutturale) con due aspetti positivi: è una somma a fondo perduto e non è fiscalmente rilevante, per cui il beneficio è integrale. La norma però non è esente da preoccupazioni e da critiche. In primo luogo, trattandosi di un supporto contingente, occorre che i tempi di erogazione siano i più veloci possibili: tutto dipende da un provvedimento dell’agenzia delle Entrate, che deve approvare contenuto e modalità di presentazione dell’istanza, per l’emanazione del quale non è previsto (comma 10 dell’articolo 25) un termine. Sul piano formale, la norma è su alcuni aspetti confusa: i beneficiari sono individuati in base ai «ricavi» del 2019, poi viene richiesto un calo di «fatturato» (quindi un dato Iva non definito normativamente, che obbligherà a ulteriori chiarimenti, e che invece in norme analoghe dello stesso decreto – l’articolo 26 – è sostituito dal riferimento ai ricavi), ed infine per definire la percentuale di contributo si torna alla nozione di «ricavi».

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