Tag : ricavi

Contributo Covid: necessario conguaglio su perdite dell’anno

Autori: Primo Ceppellini e Roberto Lugano
Testata: Il Sole 24 Ore

Il provvedimento delle Entrate che approva istanza e relative istruzioni per la richiesta di contributo a fondo perduto ha alcuni pregi: la tempestività e la soluzione di alcuni problemi applicativi. Il provvedimento aiuta infatti a superare i dubbi interpretativi (ad esempio con le regole di calcolo per chi ha iniziato l’attività dopo il 1° gennaio 2019 o per chi ha un fatturato pari a zero nel mese di aprile 2019) o a ridurre gli adempimenti (autocertificazione anti mafia e compilazione del quadro con i dati dei soggetti alla verifica solo se il contributo spettante supera la soglia dei 150mila euro). Per converso, come è ovvio, non può porre rimedio al principale limite e alle imprecisioni della norma di legge. Dal punto di vista tecnico, la più grossa confusione nelle norme che interessano le diverse agevolazioni del decreto rilancio riguarda i parametri per definire le dimensioni delle imprese. Il decreto infatti mischia continuamente i termini: l’articolo 26 fa riferimento ai ricavi, il 27 al fatturato e il 25, che istituisce appunto il contributo, addirittura ad entrambi i concetti: ricavi per le dimensioni, fatturato per la riduzione rispetto al 2019. Fatto sta che il confronto tra mese di aprile 2020 e mese di aprile 2019 deve essere fatto sulla variabile «fatturato e corrispettivi», mai definita giuridicamente e riempita di contenuti solo con i richiami della circolare 9/E alle nozioni Iva. Nel provvedimento dell’Agenzia spicca il fatto che nel fatturato debbano essere ricomprese le cessioni di beni ammortizzabili. Questa precisazione è utile per fare chiarezza e anche perché, dal punto di vista letterale, queste operazioni danno luogo ad obblighi rilevanti ai fini Iva (per l’appunto, l’emissione della fattura). Inoltre è probabile che siano state più frequenti le cessioni di beni ammortizzabili nell’aprile 2019 rispetto a quelle del periodo di lockdown, e questo dovrebbe aiutare nei calcoli…

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Bond sottoscritti dal Fondo Pmi: corsa al buio e contro il tempo

Autori: Primo Ceppellini e Roberto Lugano
Testata: Il Sole 24 Ore

Il decreto Rilancio (Dl 34/2020) prevede una appendice ai bonus per il rafforzamento patrimoniale delle imprese (articolo 26, commi da 12 a 19). Per le società si tratta della possibilità di emettere strumenti finanziari (obbligazioni o titoli di debito) che verranno sottoscritti dal nuovo Fondo patrimonio Pmi, gestito dall’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa Spa – Invitalia, o da una sua società controllata. Possono beneficiare di questa opportunità le società che rispettano tutti i requisiti previsti dalla norma, analoghi a quelli già evidenziati per il bonus legato agli aumenti di capitale (si veda Il sole 24 ore del 1° giugno), che presentano ricavi 2019 superiori a 10 milioni e fino a 50, alle ulteriori condizioni di aumenti di capitale superiori a 250.000 euro e numero di occupati inferiore a 250 unità. Il flusso delle operazioni e dei calcoli da eseguire è schematizzato qui a fianco. Anche questa disposizione presenta lati poco chiari e aspetti che richiederebbero qualche correzione in sede di conversione del decreto.

La riduzione dei ricavi

Trattandosi del requisito per ottenere un finanziamento, è limitativa la richiesta di riduzione dei ricavi concentrata in un solo bimestre dell’anno (marzo-aprile). Si potrebbe almeno prevedere (per opzione) il riferimento al periodo che va dall’inizio dell’anno al mese precedente a quello di richiesta: in questo modo potrebbero utilizzare l’istituto anche le società che hanno subìto l’effetto negativo sui ricavi nei mesi successivi…

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La disciplina civilistica e fiscale dei contributi

La disciplina civilistica e fiscale dei contributi è l’argomento del nuovo Strumento mensile a cura dei professionisti CLA Consulting, disponibile nella sezione dedicata del nostro sito.

I contributi costituiscono proventi in denaro o in natura. La fonte da cui traggono origine può essere, tipicamente:

  • una disposizione normativa;
  • una clausola contrattuale.

A seconda della relativa natura, i contributi possono avere la finalità di:

  • compensare i costi aziendali, riducendo la loro incidenza reddituale;
  • integrare i ricavi;
  • agevolare l’acquisizione di beni ammortizzabili;
  • incrementare genericamente il patrimonio netto dell’azienda.

Di seguito l’indice del documento:

  • Definizioni
  • Contributi in conto esercizio
    • Aspetti civilistici-contabili
    • Aspetti fiscali
  • Contributi in conto capitale
    • Aspetti civilistici-contabili
    • Aspetti fiscali
  • Contributi in conto impianti
    • Aspetti civilistici-contabili
    • Aspetti fiscali
  • Contributi misti

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Tax & Legal News 4/2019

Crisi d’impresa e insolvenza, certificazione per il credito R&S, società di comodo, redditi dei dentisti, aiuti pubblici. Sono questi alcuni dei temi trattati nel nuovo numero di Tax & Legal News, la newsletter di informazione fiscale e tributaria curata dei professionisti Cla Consulting. L’ultima edizione è consultabile liberamente, insieme a tutti gli arretrati, nella sezione dedicata del nostro sito.

Legislazione

  • È definitivo il codice della crisi di impresa e dell’insolvenza

Interpretazioni

  • Il Mise commenta gli obblighi di certificazione per il credito R&S

Giurisprudenza

  • Il cambiamento delle condizioni di mercato consente di disapplicare le norme sulle società di comodo
  • Non è ammessa la rettifica per recuperare perdite non portate in compensazione
  • Redditi dei dentisti: sono parametri utilizzabili i giorni lavorativi e il numero delle prestazioni
  • La costituzione di diritto di superficie non è riqualificazione in cessione d’azienda

Dottrina

  • Assonime commenta il nuovo obbligo di segnalazione degli aiuti pubblici
  • Sul sito OIC il discussion paper sui ricavi
  • Da Assirevi le nuove check list su bilancio di esercizio e consolidato

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Piccole società, soci sotto tiro. Come difendersi dal fisco

Autori: Primo Ceppellini e Roberto Lugano
Testata: “Il Sole 24 Ore”

Gli accertamenti alle società che presentano una ridotta compagine sociale si sono da tempo evoluti verso un duplice esito: alla contestazione di un maggior reddito alla società fa seguito in modo pressoché automatico l’imputazione di dividendi “figurativi” ai soci. La giurisprudenza si è espressa molte volte sul punto, giungendo allo sviluppo di un filone dominante di sentenze che, nei fatti, confermano le ipotesi avanzate dagli uffici accertatori. In sostanza, se viene dimostrato che la società non ha dichiarato ricavi, il fatto che la cerchia sociale sia estremamente ristretta (pochi soci, in molti casi familiari o affini) fa presumere che il maggior reddito sia stato anche “ripartito” tra le persone fisiche. Ci sono però due aspetti che possono mitigare queste considerazioni…

La presunzione di distribuzione ai soci dei maggiori redditi accertati alla società a base ristretta è stata oggetto di una presa di posizione della Associazione italiana dottori commercialisti, contenuta nella norma di comportamento 198/2017. Tre gli aspetti trattati: le ipotesi che legittimano la presunzione; i casi in cui la presunzione non può operare; la quantificazione del reddito in capo ai soci.

Perché sia legittimo l’accertamento in capo ai soci occorre che il maggior reddito ricostruito in capo alla società implichi una comprovata esistenza di corrispondenti disponibilità finanziarie occulte. Ci sono due fattispecie in cui questa condizione si verifica, e sono quelle che riguardano la presenza di ricavi non dichiarati (corrispettivi in nero) e la presenza di costi fittizi (che, come tali, hanno consentito lo storno di ricchezza dalla società e la costituzione di una provvista in nero nella diponibilità dei soci). In questo caso l’accertamento, che si basa su una semplice presunzione, rileva maggiori redditi che non sono più nella disponibilità della società, e che quindi possono essere considerati come distribuiti ai soci che della società hanno il controllo.

Quando i maggiori redditi contestati alla società derivano da elementi figurativi, non suscettibili di generare disponibilità finanziaria, l’imputazione di utili ai soci perde senso dal punto di vista logico…

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